Per il PD è meglio la scissione

Il PD è nato nel 2007 quando il partito di Berlusconi rappresentava circa il 25% dell’elettorato e minacciava di fare la riforma della legge elettorale concedendo un premio di maggioranza alla lista piuttosto che alla coalizione.
Il matrimonio tra i due partiti di provenienza (cioè i DS e la Margherita) è nato senza la comunione dei beni: ognuno ha conservato la sua proprietà.
In parole povere quando i due partiti hanno deciso di unirsi (qualcuno l’ha definita fusione a freddo) si trovavano in stato di necessità.
Finché il segretario del PD apparteneva agli ex DS il partito è stato coerente con gli interessi della classe operaia e degli stati più deboli della popolazione.
Quando è stato eletto Matteo Renzi come segretario del partito sono stati cambiati gli ideali da difendere.
In parole povere il partito si è spostato a destra difendendo gli interessi delle classi più agiate anziché quelle dei lavoratori: la politica di Matteo Renzi non potrà mai coincidere con quella di Bersani e della sinistra in particolare anche perché l’ex presidente del Consiglio non conosce il dialogo con i colleghi di partito bensì il pugno di ferro.
Perciò, è meglio che il PD si divida in due partiti com’era all’origine anche perché la legge elettorale che è uscita dalla Corte Costituzionale ha conservato i capilista bloccati, favorendo di fatto il segretario del partito.
Veglie, 16-02-2017

admin – Gio, 16/02/2017 – 15:18