I coltivatori diretti del sud sono ridotti ai minimi termini

Nel 1957 i coltivatori diretti hanno ottenuto l’iscrizione alla previdenza sociale prima degli artigiani che l’hanno ottenuta dopo 2 anni .
L’agricoltura meridionale ha fatto passi da gigante negli anni sessanta, settanta ed ottanta .
Il prodotto agricolo trovava collocamento sul mercato ma soprattutto lo Stato interveniva quando alle cantine sociali, che nel frattempo erano proliferate, veniva concessa la trasformazione del vino in alcool a prezzo remunerativo. Di conseguenza l’agricoltura ha fatto da traino a tutte le altre attività produttive.
Il mondo agricolo costruiva le abitazioni e permetteva nel contempo lo sviluppo dell’artigianato e del commercio.
Adesso le cantine sociali del meridione chiudono ad una ad una oppure si trovano in cattive acque a causa di una classe politica europea e nazionale sorda agli interessi del settore agricolo meridionale.
Nessuno si iscrive più all’Inps come coltivatore diretto perché i contributi si pagano in base alle giornate che si sviluppano dalle colture dei terreni coltivati e non in base al reddito prodotto così come avviene per tutte le altre categorie del settore autonomo.
Come fa un coltivatore diretto a pagare i contributi previdenziali quando il prodotto resta invenduto nelle cantine sociali meridionali da parecchi anni?
La seconda repubblica ha messo in ginocchio l’agricoltura meridionale e ha creato nel contempo le premesse per la crisi occupazionale che nel meridione già c’era da almeno 5 anni .
A parere dello scrivente, lo Stato dovrebbe permettere l’aggiunta di alcool nella benzina nei limiti del 10% così come avviene nel Brasile .
C’è qualche politico che mi saprebbe spiegare per quale motivo ciò non si può fare in Italia?
I politici meridionali dovrebbero rimboccarsi le maniche e cambiare le regole comunitarie e nazionali , altrimenti non ci resta che piangere !

admin – Dom, 22/03/2009 – 21:39